Categorie
Notizie

“LA VOLPE E LA BAMBINA”

IMG-20200401-WA0002Recensione del dott. Domenico Capogrossi
Psicologo Psicoterapeuta AIED Individuale e di Gruppo, Psicoanalista Interpersonale e Gruppoanalista.

Titolo originale: Le Renard et l’enfant
Paese di produzione: Francia
Anno: 2007
Durata: 92
Colore: Colore
Audio: Sonoro
Genere: Drammatico
Regia: Luc Jacquet
Sceneggiatura: Eric Rognard, Luc Jacquet
Fotografia: Eric Dumage, Gérard Simon
Montaggio: Sabine Emiliani
Musiche: Evgueni Galperine, Alice Lewis, David Reyes
Interpreti e personaggi: la bambina: Bertille Noël-Bruneau, la narratrice: Isabelle Carré, il bambino: Thomas Laliberté.
Doppiatori italiani: la bambina : Chiara Buonvicino, la narratrice: Ambra Angiolini, il bambino: Matteo Egitto.

aLa volpe e la bambina è un film francese del 2007 diretto da Luc Jacquet.
Questa pellicola può essere considerata la metafora di un tipo molto particolare di relazione: la relazione con l’Inconscio.
Una bimba di dieci anni che vive in alta montagna con i genitori deve attraversare la vallata per poter raggiungere la scuola.
Un giorno, mentre è di ritorno a casa, un insolito incontro cambierà per sempre la sua vita.
Una volpe impegnata a cacciare per procurarsi il cibo cattura il suo sguardo e la sua attenzione, un vero e proprio colpo di fulmine. La bambina si innamora di quell’animale dal musetto vispo e con il pelo arancione proprio come i suoi capelli. La volpe non si è accorta di lei che cerca di avvicinarsi per poterla accarezzare. Ad un certo punto i loro sguardi si incrociano, il primo contatto tra i due protagonisti è avvenuto. La bambina dice all’animale di non aver paura, ormai è molto vicina, ma, proprio mentre potrebbe toccarla, la volpe fugge via.
È questo l’inizio di una relazione davvero speciale.
Cosa possono avere in comune una bambina e una volpe?
La bimba decide di voler addomesticare quell’animale selvatico che l’aveva colpita così nel profondo; l’autunno è alle porte e ogni giorno passeggia nella foresta alla sua ricerca. Nonostante la bambina sapesse leggere, scrivere e contare, afferma di sentirsi minuscola al cospetto della natura e di non saper individuare nemmeno le tracce di una volpe.
Arriva anche l’inverno con le sue abbondanti nevicate. La neve, che da un lato copre tutto ciò su cui si posa, dall’altro registra le orme di chiunque la calpesti. Nella sua ricerca la bambina si rompe una gamba cadendo in un dirupo. Resta per un bel po’ di tempo a casa con il gesso, ma la sua mente viaggia, sempre in contatto con la volpe.
Passato l’inverno e tornata a camminare, la bimba riprende la sua ricerca. Dopo una lunga attesa riesce a ritrovare la sua volpe e pian piano continua nel suo intento di addomesticarla. Ma cosa vuol dire addomesticare? Ricordando le parole de Il piccolo principe, addomesticare vuol dire creare legami. Per creare legami ci vuole una gran pazienza, bisogna conoscere i propri tempi e soprattutto accettare i tempi degli altri, figuriamoci quelli di un animale selvatico.
La relazione tra i due protagonisti va avanti, la pazienza profusa dalla bambina porta la volpe a fidarsi, non c’è più un inseguirsi, ma un camminare insieme con spirito di avventura. Fin dove può portarti un animale selvatico? Quanti luoghi sconosciuti ti farà attraversare? Quali i pericoli e le paure da affrontare?
Anche la bambina cerca di far conoscere i propri luoghi a Titu (questo il nome dato alla volpe), riesce addirittura a farla avvicinare all’abitazione in cui vive insieme ai suoi genitori e al suo cane.
Cosa ci riserberà ancora questa relazione così particolare? È possibile riuscire ad addomesticare ciò che per natura è libero? Ma soprattutto, citando ancora Antoine de Saint-Exupéry, riuscirà la bambina a comprendere che poi si diventa responsabili di ciò che si addomestica?

Domenico Capogrossi

Recensione pubblicata sulla rivista della Società di Psicoanalisi Interpersonale e Gruppoanalisi
“Trasformazioni. Progetto, Processo, Cambiamento”, anno VII, N. 13-14, 2012.

Condividi